È colato a picco davanti a Cala d'Oliva, borgo dell'Asinara famoso per aver ospitato i giudici Falcone e Borsellino durante il periodo di preparazione del maxi processo contro la mafia. Mercoledì sera, verso le 20.00, un'imbarcazione vela/motore in legno, tipo "caicco", di oltre 20 metri, battente bandiera greca ha fatto naufragio in località "Porto Bianco" schiantandosi contro la scogliera.
A bordo dell'imbarcazione c'erano tre persone, due donne e un uomo. Le due signore, una di nazionalità italiana e l'altra serba, sono riuscite a mettersi in salvo grazie all'intervento di un diving locale, mentre il comandante dell'unità , un uomo di nazionalità italiana, è riuscito a lanciarsi in mare solo quando la barca era ormai incagliata sulla scogliera. L'uomo è stato immediatamente tratto in salvo dalla motovedetta della Guardia Costiera di Porto Torres CP 810, che è riuscita ad avvicinarsi alla scogliera nonostante le condizioni proibitive del mare.
L'operazione è iniziata intorno alle 19.00, quando la Sala operativa della Capitaneria turritana ha intercettato il MAYDAY dell'imbarcazione denominata "MANTALENA", senza governo e in procinto di finire sugli scogli. Immediatamente, la Guardia Costiera ha assunto il coordinamento delle operazioni, inviando in zona la motovedetta specializzata nella ricerca e soccorso, invitando il comandante dell'unità ad indossare i giubbotti di salvataggio e a mantenere la calma in attesa dei soccorsi. All'arrivo della motovedetta in zona operazioni, i militari hanno intercettato il caicco ormai in prossimità della scogliera. Il comandante non ha potuto far altro che lanciarsi in acqua, dove è stato prontamente recuperato dalla motovedetta e trasferito in sicurezza a terra presso l'ormeggio.
Conclusasi con successo l'operazione di soccorso delle persone, il Comando della Capitaneria di porto di Porto Torres ha dovuto subito fronteggiare un'altra emergenza, questa volta finalizzata a prevenire un potenziale inquinamento in Area Marina Protetta. Dalle prime informazioni acquisite dal comandante del caicco, infatti, è emerso che nelle casse di carburante dello stesso vi erano circa 800 litri di gasolio. Dopo la diffida prevista dalla Legge sulla Difesa del Mare, comunque non ottemperata dal comandante dell'unità naufragata, è iniziata l'attività di monitoraggio. Non sono state rilevate tracce di inquinamento, anche se il sopraggiungere del buio e le avverse condimeteo non hanno consentito l'immersione del nucleo sommozzatori. Il Ministero dell'Ambiente ha già autorizzato l'intervento di rimozione del carburante, che sarà eseguito nei prossimi giorni con mezzo della Società convenzionata CASTALIA ECOLMAR.
La Capitaneria di porto ha avviato due inchieste, una amministrativa sul sinistro marittimo per accertare le cause, dinamiche ed eventuali responsabilità dell'incidente e una penale. E' al vaglio degli inquirenti, infatti, l'ipotesi di reato di naufragio colposo, come pure le responsabilità legate al non aver eseguito la diffida della Guardia Costiera e l'abbandono del relitto in mare, per di più in una zona sottoposta a vincoli ambientali in quanto Area Marina Protetta.