Per un anno e mezzo hanno parlato con i cittadini. Sono andati nelle piazze, nelle strade, nei quartieri. Hanno popolato i social network riempiendoli di commenti, idee e critiche verso le contraddizioni dell'intera classe dirigente, quella di maggioranza e quella di minoranza. L'onda è cresciuta nel tempo fino a creare lo "tsunami" che domenica notte ha cominciato a sconquassare la geografia politica di Porto Torres. E' così che il Movimento 5 Stelle ha affondato liste e partiti aggregati nelle varie coalizioni che si sono sfidate a colpi di slogan e manifesti, ma senza riuscire a fare breccia nel cuore dell'elettorato. Al contrario, il M5S di slogan e manifesti ne ha prodotto solo uno: "O noi o loro". Un messaggio chiaro ed efficace. Tanto è bastato ai pentastellati per diventare il primo gruppo politico in città e per sperare nella vittoria finale al ballottaggio contro il PD e il centrosinistra dell'ex sindaco Luciano Mura, in programma tra meno di quindici giorni.
"Sono voti solo di lista", si diceva nella notte di domenica nelle sezioni. Croci sul simbolo, come i "clic" delle parlamentarie. Ma ad analizzare i dati si scopre che quella del M5S è stata una vittoria "analogica". Netta anche nelle preferenze. I 5 Stelle hanno, evidentemente, compreso come farsi apprezzare anche da chi è senza tablet o pc. Ai primi sei posti della classifica dei candidati con più voti, infatti, ci sono solo rappresentanti pentastellati, uomini e donne che al loro esordio nella competizione elettorale hanno portato a casa, ognuno, in media circa trecento preferenze, o quasi. Loredana De Marco la più votata. Quattro donne fra i primi sei. Una rivoluzione rosa. Una vittoria che non è solo del gruppo che oggi rappresenta l'opposizione rumorosa al governo in Italia, ma che è anche personale: i primi dodici candidati della lista hanno superato tutti i cento voti, obiettivo non certamente semplice da raggiungere in una competizione dove il quadro era molto frazionato e i candidati che si fronteggiavano erano ben 284.
L'onda a Porto Torres era in qualche modo cominciata già cinque anni fa, quando attorno a Beniamino Scarpa si erano riuniti tanti nuovi volti della politica e della società civile per dare voce al cambiamento. Una rivoluzione che si dimostrò monca, stroncata dalle "contaminazioni" di protagonisti che già per anni avevano affollato, ripetutamente, le stanze che contano e che sin dall'inizio di quell'avventura avevano riproposto e riaffermato le liturgie della politica tradizionale.
Sean Christian Wheeler e gli altri "cittadini" a 5 Stelle oggi provano a completare quella rivoluzione. E la possono completare da soli, senza equilibrismi, trattative di palazzo o lunghe sintesi fra alleati. Sono in tanti ad aspettarli alla prova di governo, ipotesi molto concreta. In tutti questi mesi hanno raccolto le sensazioni della gente e hanno chiesto la fiducia sulla base del cambiamento nella città simbolo della crisi in Sardegna. Se il 14 giugno i pentastellati la spunteranno dovranno dimostrare di saper interpretare anche le richieste dell'intera comunità portotorrese.
* A causa di un errore, al momento della pubblicazione dell'articolo è stata inserita una foto presente su Facebook scattata da Luigi Coppola, senza il nome dell'autore. Ci scusiamo con il diretto interessato e come richiesto abbiamo provveduto a rimuovere lo scatto.